Da piccolo sognava di diventare un giocatore di basket famoso in tutto il mondo, come il suo idolo Yao Ming. Le circostanze della vita lo hanno spinto prima sulle passerelle e poi sui set cinematografici, facendo comunque di lui un’icona globale. Quella vita che, all’improvviso, si è spenta: Godfrey Gao, il primo top model asiatico di fama mondiale, è morto a 35 anni, all’improvviso, durante le riprese di «Chase me», un reality show sportivo, appunto.
«Scusate, non ce la faccio ad andare avanti», ha sussurrato nel microfono durante una prova a inseguimento. Poi si è steso in terra, in tutti i suoi 193 centimetri, e ha perso i sensi. Ancora sconosciute le cause del decesso, intanto sul suo profilo Instagram da oltre mezzo milione di follower si abbatte una pioggia di messaggi di cordoglio. Amici e fan lo ricordano come un «ragazzo gentile», non si era montato la testa nonostante la celebrità.
Che era arrivata un po’ all’improvviso, nel 2006: «Quando andai a vedere uno show al quale lavorava mio fratello», ha raccontato anni fa all’Independent. «Di lì a breve mi fecero presentare un programma e ricordo che sentivo tanta pressione, perché il mio cinese in effetti non era perfetto. Sono cresciuto parlandolo in casa, ma poi mi sono trasferito in Canada che ero ancora un bambino, così ho dovuto recuperare ed è stato impegnativo».
Sì, perché Godfrey, figlio di padre taiwanese e madre malese, è nato a Tapei nel 1984 e si è trasferito a Vancouver all’età di 9 anni, per poi ritornare a Taiwan nel 2004 e iniziare la carriera come modello. Che nel 2011, dopo una trafila di serie tv, ha avuto il boom: Louis Vuitton, infatti, lo ha scelto come primo testimonial asiatico per promuovere i suoi prodotti, di fatto catapultandolo nelle boutique e sui cartelloni di tutto il mondo.
«Appena ho sentito che stavano facendo questo casting, mi ci sono fiondato», ricordava ancora Gao. «E quando mi hanno detto che mi avevano preso, io non potevo crederci». Nel 2013, poi, è arrivato il film di cinema americano «Shadowhunters», tratto dall’omonimo romanzo fantasy, che ha consacrato la sua popolarità internazionale. «Rappresento un mix di culture», diceva spesso, citando la sua passione per la varietà di cibo, compreso quello italiano.
Un mix che era il suo punto di forza. Insieme al suo sguardo penetrante, che – purtroppo – si è spento per sempre.
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