Fiore tra ai fiori, colore, simbolo di femminilità, opulenza, seduzione: ci sono tutte le sfumature della rosa nella mostra Dior en Roses, dal 5 giugno al 31 ottobre 2021 alla casa museo di Christian Dior a Granville, cittadina della Normandia dove lo stilista era nato nel 1905.
L’esposizione indaga il rapporto strettissimo tra la maison e la rosa, attraverso immagini, abiti, accessori e preziose limited edition. Una storia che affonda le sue radici proprio nella casa natale del couturier, «intonacata di un rosa molto tenue», per dirla con le sue stesse parole, percorre i giardini più amati da Dior e arriva sulle passerelle dell’haute couture.
Ci sono gli scatti in bianco e nero che lo ritraggono nel roseto della villa di Les Rhumbs, voluto dalla madre Madeleine, in posa a Milly-la-Forêt, il suo buen retiro a sud di Parigi, senza dimenticare un altro spazio nel verde, a Montaroux, in Provenza. «Mi ha permesso di trovare, in un altro clima, il giardino recintato che proteggeva la mia infanzia», disse Monsieur di questo luogo ameno, in cui le rose riempivano dei loro sentori e colori la primavera.
Parlare di inevitabile sarebbe esagerato, ma di certo si può comprendere come questo fiore sia diventato tanto importante nella produzione della maison, fin dalle primissime prove di Dior, anche considerando il fatto che nel periodo in cui il couturier iniziò la sua attività la rosa era molto presente nell’arte, dalla pittura alla letteratura.
Fonte di ispirazione per via della sua forma, che gli ricordava la silhouette femminile, la rosa fu per Dior una costante, così come per gli stilisti che si sono succeduti alla direzione artistica della casa di moda e che hanno reinterpretato questo legame a seconda delle rispettive personalità e inclinazioni.
Dal rosa pallido dell’universo infantile, protagonista, ad esempio, del modello Rose Rose, dalla collezione haute couture printemps-été del 1956, alla rosa ricamata in filo d’oro sull’abito da cocktail Sari del 1955. Una decorazione opulenta che rimanda a significati spirituali, così come l’oro di Diorissimo, primo profumo postumo di Christian Dior. Il prezioso flacone, firmato Baccarat, è decorato con rose in oro di ispirazione barocca, anticipatrici della stagione Dior di Gianfranco Ferré.
E poi c’è la rosa più intensa, che mette da parte la stagione dell’innocenza per farsi ammaliante, come nel caso del cremisi dell’abito Manuela, firmato Yves Saint Laurent, con una rosa appuntata sulla vita. La rosa in casa Dior è anche colore pop. Negli anni Sessanta, detronizzata da piante e fiori più esotici che si impongono su stampe e abiti, è il colore rosa a emergere nella sue sfumature più intense, come raccontano le collezioni prêt-à-porter Miss Dior di Philippe Guibourgé, e le campagne pubblicitarie dei profumi firmate René Gruau.
La rosa, però, è anche l’opulenza del completo Bluebell Wood, anch’esso esposto a Granville. Composto da un cappotto in velluto di seta e da un long dress in chiffon, fu realizzato da John Galliano nel 1998: entrambi i pezzi sono impreziositi da rose dipinte a mano.
Un legame, quello tra la rosa e la maison Dior, che arriva fino alle ultime creazioni di Maria Grazia Chiuri. Lo scorso marzo, in occasione della sfilata prêt-à-porter, la stilista ha messo ai piedi delle sue modelle delle flat con un cinturino avvinghiato alla caviglia, a mo’ di un rovo di rosa. In due versioni, rossa e nera, questa scarpa racconta una femminilità contemporanea e seducente, che non dimentica le origini.
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