Libera di esprimersi, di raccontarsi e di lottare da sempre, Emma Marrone è una delle cantautrici italiane più amate e capaci di arrivare al grande pubblico non solo per la sua musica, ma per il principio armonico che sembra legare in maniera indissolubile la sua arte con la sua persona.
La ricca dimensione emotiva e narrativa che la caratterizza, è sempre stata manifestata in tutta autenticità e trasparenza, anche nei periodi più difficili: una capacità – e una forza – con cui ha affrontato il palco di Sanremo anche quest’anno, in questo momento storico particolarmente traballante per tutti e, in particolare, per gli artisti e i lavoratori dello spettacolo. La sua partecipazione, in questo contesto, assume un significato ancora più alto, che Emma ha voluto trasmettere anche attraverso la sua immagine: in occasione della terza serata del Festival, la cantante è apparsa sotto i riflettori insieme ad Achille Lauro in uno spettacolare long dress argentato di Gucci, realizzato esclusivamente per lei, e interamente ricamato in perline argento con drappeggio in cristalli, indossato su un top in tulle nude con paillettes. Una creazione che per lei ha rappresentato un bellissimo medium comunicativo, a partire dal suo vero sé, e di cui ci ha parlato in attesa della quarta serata al Teatro Ariston.
«Onorata e orgogliosa. Per quanto mi riguarda, l’abito di Gucci che ho indossato non ha rappresentato solo la possibilità di vestire una creazione ad hoc, con tutti i santi crismi dell’alta sartoria e dell’ufficio stile, ma di abbracciare interamente la visione di Alessandro Michele. Una prospettiva sul mondo, e non solo sulla moda: lui ha questa grande capacità di comunicare dei messaggi universali attraverso la sua arte, raccontare delle storie, dando vita a una piccola, grande rivoluzione in cui tantissime persone si sono ritrovate. È stato un onore enorme far parte di questo suo mondo».
«Penso che trovarsi sul palco di Sanremo in un momento così critico e incerto sia già una grande conquista. Mi aspetto un risveglio, una rinascita per tutti coloro che lavorano nello spettacolo e per tutti in generale, quindi spero che questa edizione sia un momento per riflettere e comprendere che dobbiamo ripartire e, soprattutto, che da qualche parte dobbiamo pur iniziare. A prescindere dalle critiche e dalle polemiche, che sono quasi “d’obbligo”ogni anno, il Festival di quest’anno è un grandissimo segnale e dietro ci sono tantissimi sacrifici, quindi confido che sarà una buona mossa per riaccendere le coscienze».
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