Sebbene siano gli anni ’90 a essere considerati la vera e propria «epoca d’oro» del rap italiano, è nei primi anni del nuovo millennio che è arrivata la vera e propria svolta, dopo un iniziale declino in termini di vendite e popolarità: uno dei deus ex machina di questa rinascita è stato senza dubbio Fabri Fibra, in particolare con l’album Mr Simpatia, uscito nel 2004 e ristampato su vinile tre anni fa in 1500 copie autografate. Ovviamente, subito esaurite. Quest’anno il rapper festeggia i suoi 18 anni di carriera, celebrati dalla sua prima raccolta che, non a torto, si intitola proprio Il tempo vola.
Una carriera a cui, in attesa del nuovo album, anche Fila ha voluto rendere omaggio, con un’edizione speciale all’interno della linea Eyewear. Il brand di sportswear e streetwear ha così fatto squadra con la star del rap italiano, onorando la cultura hip hop dagli albori ai giorni nostri attraverso uno speciale modello di occhiali da sole, classici e contemporanei al tempo stesso: Fabri Fibra rappresenta infatti un ponte artistico fra generazioni, avendo contribuito dal 2002 ad oggi all’esplosione dell’attuale fermento rap e trap. L’estetica minimal dell’occhiale inoltre rispecchia alla perfezione lo stile del rapper, con frontale tondeggiante, ponte a chiave e aste in gomma bi-color, che conferiscono il tocco sportivo distintivo di Fila. Infine, il modello è declinato in 5 varianti colore con lenti opache, sfumate o leggermente specchiate, e ogni versione è personalizzata dalla scritta Fila & Fabri Fibra.
In occasione del lancio degli occhiali, disponibili da aprile 2020, abbiamo fatto quattro chiacchiere con l’artista tra musica, stile e dialogo generazionale, nel rap e non solo.
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Quest’anno festeggia «la maggiore età» come rapper: in cosa si sente vicino alle nuove generazioni di artisti e in cos’altro, invece, si sente ancora old school?
«Quello che mi accomuna alle nuove generazioni credo sia lo spirito con il quale si vive questa musica: la voglia di emergere e di rompere gli schemi c’è sempre stata. Sicuramente il mio metodo è più old school, oggi la tendenza è quella di pubblicare più materiale possibile e di essere sempre presenti in un modo o nell’altro, mentre io preferisco pubblicare un unico lavoro e concentrare su questo tutta l’attenzione».
Dal 2002 a oggi, la sua ascesa è coincisa con il boom dei social media e la rivoluzione che ha rappresentato per ogni artista, a partire dal rapporto con i fan: come ha vissuto questo cambiamento?
«Ci sono artisti che passano tanto tempo sui social e altri che postano una foto solo quando hanno qualcosa da dire. Io provo a far parte del secondo gruppo».
Come titola la sua raccolta, Il tempo vola, e in questi anni oltre che come musicista, si è messo alla prova anche come designer: cosa pensa dell’evoluzione dello streetwear a sinonimo di lusso?
«La musica rap è sempre stata influenzata dai brand dell’abbigliamento (e viceversa). Ci sono molte cose interessanti, ma anche molte cose inutili e ripetitive: alcuni brand rimarranno mentre altri spariranno in una stagione».
Citando invece uno dei suoi ultimi inediti, Lascia un segno, come pensa che un artista oggi possa riuscirci?
«Non credo sia una cosa che puoi programmare. L’importante è darsi da fare e cercare di essere originali, sarà poi il tempo e il pubblico a decidere se la tua musica lascia effettivamente un segno».
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