#iosonoMilano, ma anche Wuhan, Parigi, Piacenza, Roma, Madrid, Teheran, Treviso, il mondo intero. Quello di questo numero di Vanity Fair è un appello corale all’unità, alla razionalità e al senso del dovere per affrontare la sfida globale a questo a virus.
Questo articolo è stato pubblicato sul numero 11 di «Vanity Fair», in edicola fino al 24 marzo.
Io Milano l’ho conosciuta quando ero un ragazzo ed è stato allora che ne ho colto per la prima volta la sua determinazione, quell’attitudine ad andare avanti che aveva attirato anche la mia famiglia. È a Milano che ho vissuto negli anni Settanta, quando la paura sembrava non lasciare tregua. Dal mio primo studio, due stanze al pianoterra di corso Venezia, sentivo passare i cortei mentre continuavo a lavorare, un disegno dopo l’altro, e provavo a immaginare un nuovo modo di vestire per una società in piena evoluzione.
Io Milano l’ho scelta. Non soltanto come luogo in cui vivere, ma come modo di vivere. Per la sua energia, la forza di ricominciare ogni mattina sapendo che sarà il lavoro a suggerire le soluzioni possibili. È con questo spirito che ha sempre saputo reagire ai momenti difficili e alle tragedie che la Storia le ha messo davanti. Come ha saputo fare durante la ricostruzione, quando con la sua vitalità e il suo talento, che è insieme pratico e intellettuale, è riuscita a rispondere alle esigenze di un Paese che stava cambiando. Lo farà anche questa volta, saprà leggere i segnali del tempo e «li farà milanesi», capendo forse che, a volte, decidere di rallentare è solo segno di forza.
Senza scambi, Milano perde energia. E questo dimostra a chi pensa − per visioni politiche e culturali − a chiusure e a confini, che un Paese che si isola non può andare avanti
È su questo, infatti, che voglio riflettere: la velocità. Caratteristica della modernità, la velocità fa parte di Milano, una città che è riuscita a diventare cuore pulsante di business e cultura, indiscussa vetrina internazionale per moda, design e food, e che ha fatto conoscere in tutto il mondo le settimane dedicate a questi aspetti della nostra cultura e del nostro carattere, tipicamente italiani.
Ho visto Milano, con grande orgoglio e a volte un po’ di nostalgia, abbandonare la sua dimensione cittadina e diventare negli ultimi anni una fiera e bellissima capitale europea. Percepisco in moltissimi milanesi – leggendo i giornali o sentendo i racconti di chi segue i social network – la
paura di fermarsi e una grande voglia di ripartire. Ma Milano non si ferma mai!
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Mi rende orgoglioso, da cittadino e da italiano, sapere che in una situazione di emergenza, in cui tutto appare sospeso, il Comune continui a garantire i servizi in città. Anche il volontariato, che è una storica tradizione a Milano, non si è mai fermato, garantendo solidarietà e aiuto in tutti i quartieri. Nulla dunque si ferma. Basti pensare che il Salone del mobile o il Mido, il salone internazionale dedicato all’occhialeria, non sono stati cancellati ma rimandati all’inizio dell’estate.
Sono stato il primo, quando il virus è arrivato in Italia, a decidere, in forma del tutto preventiva, di far sfilare la collezione Giorgio Armani a porte chiuse, dando la priorità alla sicurezza dei miei dipendenti e dei miei ospiti. Quel giorno ho sentito l’esigenza, io che fermarmi non voglio mai e che ho fatto del lavoro la mia vita, di capire cosa stesse accadendo intorno, prima di andare avanti.
Seguo quotidianamente, con grandissima attenzione, la delicata situazione italiana e internazionale. Auspico, e voglio essere ottimista, che molto presto l’emergenza rientri e che Milano torni ad aprirsi al mondo. Perché è questo che ora ci manca. Senza i suoi contatti e i suoi scambi, Milano perde energia, restringe la visione che ha di ciò che le sta attorno e di se stessa. E questo dimostra anche a chi pensa – per visioni politiche e culturali – a chiusure e a confini, che siamo tutti connessi e che un Paese che si isola non può andare avanti. Parlo a tutti i milanesi che, come me, fanno di dovere e disciplina un modo d’essere e non solo di fare. Il mio è un invito ad aver fiducia e a unire le forze: da questo momento di difficoltà nasceranno delle grandi opportunità; come nel mese di giugno, quando Milano ospiterà il Salone del mobile e le sfilate di moda maschile, quando a Roma avranno inizio gli Europei di calcio e Firenze aprirà la sua Fortezza da Basso per il Pitti, senza contare l’inizio della stagione estiva sulle coste italiane, che ogni anno richiamano turisti da tutto il mondo.
Io sono pronto a fare la mia parte.
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