Namilia e Pornhub insieme contro il patriarcato
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Contro l’ideale femminile angelicato di Victoria’s secret
Fetish e combattente
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Rivisitazione delle fantasie cinesi
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Contro la mercificazione
Le scolarette secondo Namilia
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Il duo dietro Namilia, Nan Li ed Emilia Pfohl

Alle donne piace porno. Lo sostengono Nan Li ed Emilia Pfohl, i designer berlinesi che nel 2015 hanno fondato il brand Namilia, e lo gridano al mondo dalle passerelle di New York. Per lanciare la loro ultima collezione dal nome evocativo Herotica, il duo ha chiamato a sfilare (per la prima volta per quanto riguarda la fashion week newyorkese) tre attrici di Pornhub, Asa Akira, Marica Hase e Jade Kush, non tanto perché pervasi dal desiderio di scandalizzare quanto per portare avanti un’istanza femminista.

«Il cosmo del piacere sessuale è stato confinato a poche narrazioni noiose e scioviniste per il piacere dello sguardo maschile» hanno dichiarato con fermezza Li e Pfohl sul loro profilo di Instagram, aggiungendo: «Il porno non è qualcosa di esistenzialmente maschile. La maggior parte delle donne è stata esclusa dal determinare la narrazione». Per costruire un nuovo racconto, Namilia ha ribaltato alcuni stereotipi legati al porno come il modello di orientale sottomessa. Per farlo hanno rielaborato in chiave fetish alcuni elementi della tradizione come i dragoni cinesi o i kimono giapponesi perché, affermano i designer, quando si impiega un cast con attrici asiatiche si vuole affermare la «realtà della supremazia bianca».

Oltre a questo Namilia, che vede alla direzione creativa Betsy Johnson, prende a picconate diversi immaginari pop che a loro avviso oggettivizzano la donna come gli angeli di Victoria’s Secret e le ragazze con la divisa da scolaretta. «Quando qualcosa fa parte della moda, che cos’è l’alta cultura, che cos’è la bassa cultura, che cosa è profano, che cosa no? E volevamo portare il porno in un nuovo contesto per normalizzare il lavoro sessuale, la prostituzione, la pornografia e metterlo in un contesto da sfilata di moda senza vergogna e tabù» ha detto Li in un’intervista rilasciata dietro le quinte.

«Feminism fucks!» scrivono a caratteri cubitali su Instagram e sui loro capi i designer militanti che annunciano nel loro manifesto l’intenzione di continuare a lungo su questa strada. «Vogliamo creare qualcosa di nuovo e non abbiamo paura di sporcarci le mani» avvertono Nan Li ed Emilia Pfohl che con i loro abiti desiderano fare anche politica.

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