Chiudete gli occhi e pensate a Parigi. Pensateci ora che siamo confinati nelle nostre mura domestiche per l’emergenza Coronavirus. E se anche siete nella Ville Lumière, visualizzate ciò che di più francese vi viene in mente di quella splendida città. Pensate al termine allure e no, non abbiate paura non è una lezione di meditazione. Il pensiero non può che arrivare spontaneamente a Coco Chanel e a quella giacca che è molto di più di un capo di abbigliamento.

Nessun altro indumento è così riconoscibile a colpo d’occhio come la giacca Chanel. Questo perché è come la firma di Mademoiselle Coco, un’impronta. Ma è anche un atto di libertà.

Dietro la sua creazione c’è la storia di un’intuizione e soprattutto una storia d’amore: quella di Gabrielle Chanel verso tutto l’universo femminile. Il suo desiderio di vestire le donne enfatizzandone la femminilità e al tempo stesso renderle libere guerriere in un momento sociale in cui era impensabile. Così nacque l’abito in tweed e con lui la giacca, ma soprattutto un’icona dell’eleganza casual. Una rivoluzione.

Il tweed venne scelto e trasformato da Mademoiselle Chanel.

Quel semplice tessuto, prima dedicato all’abbigliamento maschile, sarebbe diventato il suo segno di stile dagli anni 50 in poi. Usato per ridefinire i codici sartoriali della sua era. E poi reinventò il taglio delle slihouette con nuove forme più dritte e strutturate. L’eleganza disinvolta era definita dalla libertà del movimento. Introdusse le tasche, reali e non più finte. Nell’intreccio di quel materiale si nascondevano i mille segreti di Gabrielle, nei bottoni dorati con le teste di leone la sua superstizione, i suoi portafortuna. E poi la catena, la camelia e le due C. Simboli metallici che ancora oggi portano dritto a lei.

Karl Lagerfeld e Virginie Viard, due nuove visioni

Quando Karl Lagerfeld prese in mano le redini della maison nel 1983 capì da subito che era con la giacca, icona senza tempo e simbolo Chanel, che si sarebbe dovuto mettere alla prova. Una sfida quasi impossibile ma che invece decretò la consacrazione del Kaiser. La sua creatività gli permise di reintepretare la giacca con umorismo, catturando il desiderio delle donne come era riuscita a fare Coco Chanel.

Nel 1985 la abbinò a un paio di jeans e a un top sportivo. Era il segno della rinascita. E soprattutto il segnale che quel pezzo ormai diventato leggendario, avrebbe saputo vivere altre mille vite.

Per la primavera-estate 2020 il direttore artistico Virginie Viard ha dato una nuova allure ancora più femminile a questo capo iconico della maison Chanel. Il tweed si fa più soffice e leggero. Color block vivaci e iridescenti. In check e a righe, la giacca si accende in nuance vibranti, arricchita da bottoni gioiello e con catene di paillettes. E al posto della gonna a tubino con cui la abbinava Coco o dei jeans pensati da Karl, appaiono i bermuda. Nonplusultra dello chic.

Vittoria Ceretti in Chanel

Vittoria Ceretti in Chanel

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