Per il suo primo impegno ufficiale del 2021, la regina Elisabetta aveva scelto il più sgargiante tra i colori abbaglianti che è solita indossare. Luminosa nell’abito e nel volto, la sovrana lo scorso 31 marzo si è presentata alle celebrazioni per il centenario dell’aeronautica militare australiana con un cappotto verde lime abbinato a un primaverile cappello con tulipani e narcisi già visto quando si concesse ai fotografi nel giorno del suo 90esimo compleanno in compagnia del marito.
Dopo quella folgorante apparizione a sorpresa di due settimane fa nel Surrey al Commonwealth Air Forces Memorial di Runnymede, era legittimo pensare che un rinnovato avvicendarsi di tinte pastello sfoggiate dalla regina avrebbe segnato il cauto ritorno alla normalità dovuto al raggiungimento dell’immunità di gregge in Gran Bretagna. E invece per il prossimo e – non programmato – appuntamento la troveremo avvolta di nero per il funerale dell’amato principe così come il protocollo prevede per circostanze luttuose come questa.
Da quando è scoppiata la pandemia le volte in cui Elisabetta si è mostrata al mondo (e non in videocall) sono una manciata e tra queste, in ben due occasioni, l’abbiamo vista vestita di nero per le cerimonie legate al Remembrance Day. Il guardaroba della regina infatti si spegne solo per la commemorazione di tutti i soldati caduti in guerra ogni novembre e, appunto, per i funerali. Solo in un altro paio di circostanze, tutt’altro che drammatiche, la regina ha dovuto adottare un total black: era questo il dress code richiesto dal Vaticano per le udienze con il papa Giovanni Paolo II nel 1980 e nel 2000, usanza mitigata dai successori al soglio pontificio.
Per quanto riguarda il funerale di Filippo, ovviamente non sappiamo ancora se Angela Kelly confezionerà un abito e un copricapo ad hoc o se attingerà dal suo repertorio con qualche modifica: la fidata sarta e assistente personale della regina è stata già vista affaccendata al Castello di Windsor, carica di borse e scatole in cui probabilmente sono celati i dettagli di questi delicati preparativi. Tuttavia, là dove le cerimonie funebri sono una notte in cui tutti i cappotti e i cappelli sono neri, ciò che farà la differenza sarà la spilla che Elisabetta sceglierà.
Appuntata al bavero del soprabito indossato per il funerale della principessa Margaret, il 15 febbraio del 2002, il gioiello che restituiva un po’ di luce all’outfit era il giglio di diamanti che ricevette in dono nel 1947 insieme al riconoscimento Freedom of the City of London, il primo evento ufficiale a cui ha partecipato rappresentando la Corona, accompagnata dalla sorella. Meno di due mesi più tardi, il 5 aprile, la figlia ha accompagnato la (regina) madre nel suo ultimo viaggio con la cosiddetta Kensington bow. La spilla di diamanti a forma di fiocco con la perla pendente a pera risale al 1893: realizzata da Collingwood, fu regalata per le nozze alla futura regina Mary, la nonna di Elisabetta, che la lasciò in eredità alla nipote. Esibita in diverse cene di stato e impegni di rilievo, la foggia della spilla ben si è adattata alle cerimonie del Remembrance Day visto che si accompagna con grazia e praticità ai papaveri d’ordinanza.
Per il funerale di Diana il 6 settembre 1997, la scelta è caduta ancora un fiocco di diamanti. Stavolta il cimelio commissionato al gioielliere reale Garrard nel 1858, è appartenuto alla regina Vittoria e passato successivamente di regina in regina. Il giorno prima, invece, la sovrana si era presentata alla folla e in televisione per il discorso alla nazione con una spilla a lei cara ma dalla provenienza ignota chiamata «il triangolo di perle», conosciuta soprattutto per la presenza di un diamante giallo.
Scorrendo a ritroso gli eventi nefasti della famiglia, vediamo che Elisabetta per il funerale di Lord Louis Mountbatten nel settembre del 1979 ha preferito la spilla chiamata «della duchessa di Cambridge»: parlando di questa grande perla circondata da diamanti con ciondolo pendente, anch’esso di perla, non ci riferiamo a Kate ma alla nonna della regina Mary. Per la cerimonia funebre dello zio duca di Windsor, quel re mancato che abdicando ne ha condizionato la sorte, Elisabetta prese dallo scrigno un altro fiocco, il Dorset Bow, un dono della nonna Mary alla nipote convolata a giuste nozze con il bel Filippo nel 1947.
Per il funerale della duchessa di Windsor, invece, il semplice soprabito si impreziosì con la spilla apparentemente senza storia, a differenza delle altre, con il trifoglio di perle condito dalla solita abbondanza di diamanti. L’essenzialità di quell’outfit voleva forse sottolineare l’abisso che ha sempre separato Wallis Simpson dalle due Elisabette (madre e figlia). Quando il marito della controversa fashion icon morì nel 1972, della mise della vedova – di cui si ricorda soprattutto il velo considerato fuori luogo – se ne occupò Hubert de Givenchy cucendogliela in una notte.
La foto piuttosto famosa che ritrae le donne richiama alla memoria uno scatto davvero passato alla storia con il nome «Tre regine in lutto». Osservano l’arrivo della bara di Giorgio VI alla stazione di Paddington l’11 febbraio 1952, tre generazioni di regine – rispettivamente madre, moglie e figlia – con abiti solenni e velo come si usava a quei tempi. E pensare che solo qualche giorno prima, la principessa ancora lontana dai suoi doveri, mentre era dispersa in una foresta del Kenya, ricevette la notizia della morte del padre con la consapevolezza di essere diventata non solo regina ma anche capo del Commonwealth. Corsa al primo aeroporto, una volta atterrata a Londra le fu portato a bordo un abito nero così da potersi presentare in pubblico con un aspetto consono alla situazione.
È per questo motivo che ogni membro della famiglia reale quando fa i bagagli, deve sempre infilare in valigia un capo scuro da indossare nel caso in cui qualche sventura li colga lontani da Buckingham Palace. Quando Diana morì a Parigi, non dovendo più sottostare al protocollo, senza considerare che era in vacanza, non aveva con sé il vestito per le tristi evenienze. Di questo se ne occupò la moglie dell’ambasciatore britannico in Francia che estrasse dal suo armadio un abito da cocktail, ovviamente nero, per fare fronte all’emergenza improvvisa.
Causa Covid, l’unico che al momento della dipartita del principe Filippo era decisamente fuori mano era Harry, arrivato in quella che per lui è stata casa la scorsa domenica pomeriggio. A causa dell’ormai famigerato divorzio dalla Royal Family pare che al duca di Sussex non sarà indossare l’uniforme dal momento che non è più capitano generale dei Royal Marines, ruolo che tra l’altro aveva ereditato proprio dal nonno nel 2017. A lui dovrebbe spettare quindi un semplice completo come all’altra «pecora nera» della famiglia, Andrea, il principe allontanato dai doveri reali a causa del suo rapporto con Jeffrey Epstein. La vittima di tutto questo guazzabuglio militare alla fine è risultata essere Elisabetta, chiamata a decidere anche su questo spinoso punto. Morale della favola: alla fine probabilmente nessuno si presenterà con gradi e divisa, nemmeno Carlo e William che non hanno macchie paragonabili agli altri due.
Il duca di York, come del resto il conte e la contessa di Wessex insieme a Lady Louise, sono già stati visti vestiti interamente a lutto mentre Carlo si è limitato a una cravatta nera sia nel suo messaggio alla nazione sia quando si è recato con la moglie in nero totale nei giardini privati di Marlborough House per toccare con mano le testimonianze di cordoglio per la morte del padre.
Fino alle 8 di domenica prossima, il protocollo prevede, tra le tante cose, che i membri della famiglia reale e le persone legate a Filippo nei vari uffici si vestano di nero e che i membri del Parlamento indossino una fascia nera sul braccio sinistro così come molti sportivi hanno fatto in questi giorni. Il dress code non ha investito solo il primo ministro Boris Johnson che si è presentato ai microfoni vestito di scuro il giorno della morte del principe consorte ma anche i giornalisti televisivi, sia quelli impegnati nelle dirette in esterna sia quelli negli studi, si vestono di nero in questi giorni in segno di rispetto. Per comprendere la portata del lutto, anche Burberry ha posticipato la sua sfilata digitale in programma il 14 aprile, rimandandola a dopo il funerale. Del resto il brand diretto da Riccardo Tisci è uno dei fornitori ufficiali della famiglia reale.
Nel rispetto delle norme anti-Covid al funerale di sabato gli algidi Windsor dovranno stare distanziati e con la mascherina. Questo permetterà loro forse per la prima volta di abbandonarsi a qualche emozione in più. Magari Elisabetta anche stavolta affiderà i suoi sentimenti a una spilla. Se potesse prenderne una dal portagioie, probabilmente sceglierebbe quella di Andrew Grima. È uno scarabeo di rubini montato su oro e diamanti commissionato da Filippo al gioielliere di grido del tempo nel 1966 che la regina indossò per il ritratto celebrativo scattato per i 70 anni di matrimonio.
Ma qui il protocollo molto probabilmente ci metterà lo zampino imponendo un cosiddetto «gioiello bianco» con diamanti e perle, più adatti al lutto. Se volesse legarsi ancora una volta alla madre, si appunterebbe la spilla a foglia di palma realizzata da Cartier con cui la moglie di Giorgio IV ha salutato il marito per l’ultima volta. Il nodo del vero amante, la spilla «True Lover’s Knot» ereditata dalla regina Mary, potrebbe essere invece una dichiarazione d’amore tempestata di diamanti se non fosse che il marito era molto più spartano nelle sue manifestazioni e quindi forse, per rispetto a lui, anche il lutto della regina dovrà essere contenuto nella forma. Gli esperti sono piuttosto sicuri che Elisabetta non si coprirà il capo con il velo: l’etichetta lo imporrebbe sono alla morte di un sovrano ma i tempi sono cambiati e questo costume sembra non calzare alla situazione attuale.
Elisabetta che ha stracciato diversi record rispetto alla regina Vittoria (regno più lungo e sovrana più longeva), non riuscirà, anche volendo, a eguagliare la durata del suo quarantennale lutto: dalla morte del marito, il principe Alberto, sopraggiunta nel 1861, la trisavola si vestì di nero fino al 1901, l’ultimo giorno della sua vita. Un dolore che ha quasi compromesso la monarchia visto che le impediva di adempiere ai suoi doveri. Se Vittoria non partecipò all’apertura del Parlamento per cinque anni, Elisabetta non salterà l’appuntamento programmato per l’11 maggio. La regina non ha mai mancato una inaugurazione durante il suo lunghissimo regno, se non nel 1959 e nel 1963, quando era incinta rispettivamente di Andrea e di Edoardo.
Per sé si è ritagliata giusto due settimane di lutto: il 22 aprile si torna a lavorare come al solito, come avrebbe voluto Filippo. Una data che non è casuale, visto che cade il giorno dopo il suo compleanno, ricorrenza che probabilmente vorrà trascorrere nell’intimità della sua famiglia, per quello che sarà possibile. Al termine del periodo quindi potremmo rivedere se non quei colori brillanti, a tratti neon, grazie ai quali la riconosciamo da circa settant’anni, almeno la luce di un bianco o di toni pastello chiari. Il senso del dovere che l’ha sempre contraddistinta ha fatto sì che ai suoi desideri anteponesse sempre le sue responsabilità verso la Corona e verso i sudditi. Ed è per questo che, da questo punto di vista, tornare quanto prima a indossare uno di quegli abiti sgargianti potrebbe essere forse la più grande prova d’amore nei confronti dell’adorato marito.
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