LVMH ha scoperto un tesoro in magazzino. Il gruppo leader mondiale nel settore del lusso ha pronto sulla rampa di lancio un marketplace per vendere tessuti e pelli inutilizzati dei suoi marchi tra cui figurano nomi come Louis Vuitton, Dior e Givenchy. Non può che essere un passo importante questo in tempi in cui si fa un gran parlare di sostenibilità della moda. Sul piatto qui però non c’è solo l’ambiente ma anche il peso che hanno dal punto di vista economico quantitativi importanti di materiali rimasti inutilizzati. Secondo una stima di Queen of Raw, un sito americano specializzato nella vendita di scampoli di tessuti di alta qualità, all’industria della moda questa eccedenza costa circa 120 miliardi di dollari all’anno.
Queen of Raw era nel 2020 tra le trenta startup finaliste del premio per l’innovazione promosso da LVMH: fondata nel 2018 da Stephanie Benedetto a Phil Derasmo, il marketplace è diventato un punto di riferimento per i brand che desiderano rimettere in circolazione ciò che altrimenti andrebbe smaltito a caro prezzo.
«Per così tanto tempo nessuno ha prestato attenzione agli scarti e a questo inventario di materiale inutilizzato» ha detto a Business of Fashion Stephanie Benedetto, la founder della startup ora super ricercata «tutto questo non ha senso per le persone e per il pianeta ma di sicuro non ne ha nell’ottica del profitto».
La pandemia, infatti, ha giocato un ruolo importante in questa partita. I magazzini sono pieni di abiti invenduti così come le fabbriche si sono viste annullare gli ordini dei tessuti già prodotti. Se fino a poco tempo fa quello dei «deadstock» rappresentava la fortuna delle scuole di moda o un terreno di caccia dei giovani designer che riuscivano a procacciarsi ottimi materiali a prezzi accessibili, con la mossa firmata LVMH un fenomeno di nicchia può diventare una buona prassi mainstream. L’economia circolare diventa quindi una ricetta necessaria per la sopravvivenza, complice un dato positivo riscontrato agli esperti: la sostenibilità nell’ultimo anno sta cominciando a diventare sempre di più un valore ricercato dal consumatore nei suoi acquisti. In questo momento di crisi un occhio guarda al portafoglio e l’altro all’ambiente e alle condizioni generali del pianeta che abitiamo.
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