Sono tutti pezzi unici (e unisex) quelli di Artesan, progetto di moda sostenibile, realizzati riadattando e riassemblando i tessuti di capi vintage e militari, rifiniti poi con le tecniche artigianali della tradizione africana. La designer Anne-Lise Fotso, parigina di nascita e londinese di adozione, con studi americani (alla Parsons) ma con radici ben piantate nel Continente africano, anche per questo secondo lancio di giacche e accessori (dopo l’esordio con la “Patois Collection”) sceglie un approccio sostenibile, in linea con la filosofia del marchio, nato grazie alla piattaforma di crowdfunding Kickstarter.

Artesan collabora con le community di artigiane in Paesi come il Camerun (dove la designer ha vissuto) e il Kenya, e ne valorizza il savoir faire, in particolare per quanto riguarda le tecniche del beadwork tradizionale, prediligendo una moda sostenibile e slow che resta sempre però al passo con i tempi e con il gusto per un design moderno e, soprattutto, sostenibile. Il brand propone infatti collezioni permanenti e no season, a cui si aggiungono di volta in volta nuovi capi fatti a mano in materiali sempre diversi, con un upcycling responsabile di tessuti di alta qualità, come denim, cotone, lana da abiti dismessi, scarti di magazzino o forniture militari. Per combattere la sovrapproduzione di indumenti, che per Anne-Lise è la vera causa della “fashion crisis” e dell’inquinamento, i capi sono anche realizzati su ordinazione. Le silhouette utilitarian e grintose del brand dall’animo street sono arricchite da un prezioso décor fatto a mano, come nel “Billy vest”, il gilet in tessuto indaco con motivi mudcloth, o nelle camicie in tessuto camouflage, impreziosite da straordinari ricami di perline multicolor.