Se questa fosse una classifica provvisoria, Sophie sarebbe in pole position al Royal Ascot. La contessa del Wessex ha azzeccato due look consecutivi nei primi due giorni dell’edizione 2021 dell’appuntamento più importante del Regno Unito non solo per chi ama le corse dei cavalli ma anche per chi vuole godersi una passerella fatta di eleganza condita da qualche stravaganza. Si tratta di una versione in tono minore dell’evento ippico che, a causa delle restrizioni da Covid, accoglierà da martedì 15 giugno a sabato 19 un numero ridotto di partecipanti (solo 12mila al giorno): proprio per questo motivo non è stata ancora confermata la presenza della regina Elisabetta che potrebbe mancare da Ascot per la prima volta nel suo regno (l’anno scorso in qualche modo non conta).
Presente a entrambe le giornate di martedì e mercoledì Carlo con Camilla. La duchessa di Cornovaglia, grande amante del concorso ippico per antonomasia, ha scelto due mise raffinate dai toni tenui mentre Anna è apparsa molto chic nei suoi outfit dai colori decisi. Tra gli assenti illustri si registrano Kate e William oltre alle due presenzialiste Beatrice in dolce attesa e Eugenie, madre da pochi mesi. Zara Tindall e suo marito Mike hanno scelto Ascot per la prima uscita dopo la nascita del piccolo Lucas. La ex campionessa di equitazione ha partecipato alla giornata inaugurale con il cappellino d’ordinanza.
Sembrava di sentirlo il fermento delle sartorie inglesi negli ultimi mesi così la gioia di tornare a lavorare delle modisterie del paese dopo il calo dovuto alle restrizioni e all’assenza di cerimonie. La famiglia reale è la grande protagonista della prestigiosa vetrina ma uno scatto da conservare nell’album dei ricordi non si nega a nessuno, specialmente se si compie qualche azzardo in tema di cappelli.
Tuttavia per quando riguarda l’abbigliamento occorre fare chiarezza: sono quattro le aree del celebre ippodromo del Berkshire e ognuna di queste ha il suo dress code da osservare. Cominciate martedì scorso, le gare di cavalli e le relative sfilate andranno avanti fino a sabato prossimo. Ogni giorno passeremo in rassegna tutti i look, reali e non, che vedremo sul prato di Ascot.
Il Royal Enclosure, lo dice il nome stesso, è quello più prestigioso: riservato al cerchio magico, questo settore è il più esclusivo accessibile solo ai membri. Gli abiti e le gonne devono essere all’altezza almeno del ginocchio, la pashmina è ammessa ma le spalline sono bandite, figuriamoci le spalle scoperte e le declinazioni delle scollature che lasciano intravedere lembi di pelle in quella zona anatomica, trasparenze comprese. Ai divieti si aggiunge un altro nemico del recinto reale, l’ombelico scoperto. Le giacche sono consentite e se, abbinate ai pantaloni, che questi siano almeno lunghi e dello stesso colore mentre dal 2018 sono ammesse le tute, per la lunghezza ci si basa su quella delle gonne. Ogni anno infatti vengono smussate le regole con impercettibili cambiamenti che però vanno incontro alle tendenze del momento.
Chi riesce a trovare sempre un ottimo compromesso tra regole e stile è Kate. Come dicevamo sopra, della duchessa ancora non v’è traccia ma speriamo di vederla entro la fine della settimana con uno dei look da inserire negli annali. Per il suo unico Ascot, nel 2018 Meghan preferì infatti un abbottonatissimo abiti di Givenchy lasciando a casa la scollatura a barchetta, elemento per lei distintivo. A Zara Tindall invece talvolta viene rimproverato di indossare gonne troppo corte: anche quest’anno infatti ha rischiato con l’orlo canaglia del vestito a pois ME+EM.
Una delle più apprezzate da sempre è la contessa di Wessex. Per il primo giorno di questa edizione ha lasciato tutti senza parole con un lungo abito color champagne firmato ARoss Girl x Soler, stesso brand per la blusa chiara del secondo giorno indossata con la gonna floreale su misura di Suzannah. A Sophie, tra l’altro, va anche il premio per l’innovazione: la prima reale a portare una tuta ad Ascot è stata proprio lei nel 2018.
La regina Elisabetta gioca ovviamente un campionato a parte con i suoi outfit sgargianti, le sue spille preferite e i suoi cappellini impeccabili che forse riusciremo ad ammirare entro la fine delle competizioni in programma sabato prossimo 19 giugno. Per i reali queste gare di cavalli rappresentano un’occasione per fare girare la moda, arricchendo la storia dell’evento con abiti memorabili.
Si è distinta martedì scorso la principessa Anna con abito blu elettrico e una giacca ricamata su cui era appuntata una spilla a forma di cavallo, con pashmina in cashmere abbinata, un look firmato dalla sartoria del Gloucestershire Shibumi. Il secondo giorno la secondogenita di Elisabetta invece si è presentata in verde smeraldo. Camilla invece per il taglio del nastro ha optato per un soprabito dalle sfumature del celeste di Bruce Oldfield: con lo stesso tessuto lo stilista ha realizzato la mascherina per la duchessa. Il giorno seguente invece ha optato per un bianco crema della fidata Fiona Clare, una delle tonalità da lei preferite nelle occasioni eleganti.
Arriviamo quindi al capitolo cappelli. Quello che rende l’evento ippico così celebre anche al di fuori dei confini britannici è proprio lo sfoggio di copricapi realizzati artigianalmente dalle migliori modisterie del mondo. Nel Royal Enclosure, ça va sans dire, a capo scoperto non ci si può presentare tant’è che anche i fascinator non sono ammessi. Un copricapo che abbia almeno 10 centimetri di diametro è tuttavia accettabile come alternativa al tradizionale cappello, basta che non sia di dimensioni esagerate. Di questi outfit appena vengono esibiti riusciamo a sapere praticamente tutto ma per carità, mai sfoggiare un brand in maniera sfacciata con loghi o scritte evidenti.
Non sono tantissime le differenza tra il Royal Enclosure e il Queen Anne Enclosure, a parte che i reali si guardano col binocolo insieme alle corse. In sintesi, in quest’area se si indossa un abito da cerimonia non si sbaglia. Le regole sono le stesse per quanto riguarda le spalle, le trasparenze e i vedo-non-vedo malandrini soprattutto in area addominale ma almeno qui si può sfoggiare un fascinator.
I designer più accreditati, uniti anche in un collettivo battezzato per l’occasione in partnership con la catena Fenwick, sono Juliette Botterill (suo il cappello di Zara Tindall del giorno 1), la preferita della regina Rachel Trevor-Morgan, gli ufficiali dell’ordine dell’impero britannico per meriti nel mondo della moda Philip Treacy (suo il cappello di Camilla del giorno 1 e 2) e Stephen Jones, solo per fare qualche nome.
Il Windsor Enclosure invece è un po’ la casa delle libertà di Ascot: qui vige la regola del dress to impress, soprattutto per finire nelle gallery fotografiche di tutto il mondo. Da qualche anno si è aggiunto anche il Village Enclusure per godersi quella che l’organizzazione vende come il vero «British Summertime» tra tè, champagne, pic nic e abiti da ladies and gentlemen.
A un occhio inesperto, gli uomini potrebbero sembrare tutti uguali ma anche loro hanno un dress code da rispettare. Nel Royal Enclosure, il morning dress deve essere nero, grigio o blu navy e deve comprendere un gilet sobrio (al massimo si può accennare un tema patriottico) e una cravatta, non un papillon o un foulard. Le scarpe devono essere nere e, da quando esistono i no socks, il calzino è diventato obbligatorio. Per gli uomini è più semplice decidere il cappello: non si può indossare altro che il cilindro, anche in questo caso senza fronzoli.
Nel Queen Anne Enclosure si possono indossare dei completi, l’importante è che siano dello stesso colore e pattern, non sono ammessi chinos o jeans, la cravatta è da preferire al farfallino e al foulard, i calzini sono da indossare e devono coprire le caviglie e sia mai che a qualcuno venisse in mente di infilarsi delle sneakers o di sbandierare una marca qualsiasi. Negli altri recinti, anche declinati al maschile i diktat si ammorbidiscono. Tuttavia, è lecito pensare che chi acquista un biglietto per partecipare all’evento accetti le regole del gioco e, anche se in maniera più o meno variopinta oppure con un abito acquistato in un grande magazzino e non in una sartoria di Savile Row, vada lì proprio per conciarsi per le feste e vivere appieno l’atmosfera.
Chi decide di avventurarsi ad Ascot senza avere un atelier di riferimento o con un budget più contenuto, ha comunque una serie di indicazioni di brand di riferimento dove andare a colpo sicuro: LKBennet per le donne ha realizzato una capsule collection e Favourbrook è il suggerimento rivolto agli uomini.
Per il Royal Ascot della ripartenza post-Covid (o almeno si spera), l’organizzazione ha intrapreso diverse iniziative. A maggio era stata lanciata la Style Guide curata dalla stylist Bay Garnett, conosciuta come la Queen of Thrift, la regina della frugalità. L’idea era quello di puntare alla sostenibilità invitando i partecipanti a recuperare un vestito precedentemente indossato dal proprio armadio oppure di acquistare brand riconoscibili per la loro attenzione nei confronti del pianeta.
La guida sdoganava i charity shop, i negozietti vintage e le piattaforme che vendono le griffe usate. Carrie Symonds Johnson nel frattempo con il suo matrimonio alternativo e la sfilata del G7 ha buttato là un’altra idea per non sfigurare e per non danneggiare l’ambiente: noleggiare un bell’abito per poche sterline. Le royals che abbiamo visto finora hanno sfoggiato abiti nuovi di zecca di brand sartoriali, quindi non prodotti su larga scala. Per il buon esempio definitivo, forse dovremo aspettare le due regine del re-wear con stile, Elisabetta e Kate sempre che decidano di accorrere ad Ascot con il resto della famiglia. Abbiamo ancora qualche giorno per scommettere sul loro look oltre che alle gare di cavalli.
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