Tradizione e contemporaneità del segmento bridal si incontrano, ancora una volta dal 24 al 27 – confermando il suo ruolo strategico a livello internazionale, amplificato dalla concomitanza con la fashion week milanese
MILANO – Quando si pensa all’abito da sposa tradizionale la mente corre al classico vestito bianco, lungo e con il velo, tipico della cultura e dell’immaginario occidentale che, grazie alla sua forza simbolica, si è imposto nel tempo a ogni latitudine. Ma accanto a questo esiste una varietà infinita di abiti da sposa che, da sempre, sono rappresentativi della cultura, delle usanze e delle credenze religiose legate al territorio e che si trovano a convivere, con modalità e utilizzi diversi, a fianco del modello bianco.
Così succede spesso che all’estero venga utilizzato l’abito da cerimonia tradizionale e, successivamente, venga programmato un secondo momento celebrativo o un classico party in cui la sposa indossi un abito occidentale.
Insomma, l’abito bianco è sempre più di moda: è Sì Sposaitalia Collezioni a metterlo in luce con uno studio che si è concentrato, tra gli altri argomenti, sugli abiti nuziali delle diverse culture evidenziando un trend – quello dell’affermarsi del classico modello da sposa occidentale – che rappresenta non solo un ottimo indicatore sociale ma che permette, ai marchi del segmento bridal, di orientarsi in maniera strategica sui diversi mercati.
Il risultato dell’analisi disegna un ideale viaggio intorno al globo che evidenzia, pur nel rispetto delle singole tradizioni, come la crescente globalizzazione abbia cambiato anche lo scenario del wedding: se, solo una decina di anni fa, i marchi internazionali creavano collezioni differenti a seconda del paese di riferimento facendosi interpreti delle singole tradizioni, oggi l’omologazione ha portato all’imporsi di uno stile unico in tutto il mondo. Con le dovute eccezioni, naturalmente, che lasciano ampio margine alla presenza delle usanze locali da una parte oppure che permettono, in alcuni casi, che le stesse tradizioni autoctone siano rilette dalle grandi firme dando vita, ancora oggi, a collezioni ad hoc. Succede nel Medio Oriente e nel Far East dove, in relazione all’ampia disponibilità economica e alla tendenza al lusso della popolazione, le più celebri maison internazionali creano delle capsule dedicate che mantengono i codici di riconoscimento ma che si sviluppano amplificando i gusti del consumatore locale.
Ma, in linea generale, l’Osservatorio mostra come sia ancora possibile ritrovare l’essenza dell’identità nazionale nei singoli abiti da sposa che conservano la memoria delle loro radici pur contaminandola con un gusto più globalizzato.
Questo è il caso della Cina: se è sempre di più il numero di donne che sceglie di convolare a nozze in abito candido, alcune spose perpetuano l’usanza di indossare un velo e un vestito rosso, colore rappresentativo di amore e di buona fortuna. Tuttavia, nel corso della giornata, la sposa è solita cambiarsi d’abito anche tre volte e, durante il rito, spesso sceglie un vestito bianco di foggia occidentale: i più richiesti sono gli abiti dalle ampie gonne con corpini in pizzo. Cosa che, al contrario, non succede in India, paese in cui ancora oggi per sposarsi viene scelto il costume della tradizione, il sari, impreziosito da ricami e declinato in tinte simboliche e, soprattutto, molta attenzione viene riservata ai gioielli e ai decori con l’henné sulla pelle delle spose.
Per rimanere con lo sguardo a Oriente, nel più occidentale dei paesi, il Giappone, le spose sempre più spesso scelgono di indossare l’abito bianco classico: molto amati sono i brand italiani noti per la qualità dei tessuti utilizzati e per il design unico e riconoscibile. Le più tradizionali indossano invece il kimono bianco alternato, dopo la cerimonia, a un abito rosso (simbolo di fortuna) e coprono la testa con un voluminosi – e tradizionali – copricapi.
Attenzione al capo anche per le donne coreane che, per la cerimonia nuziale, portano elaborate acconciature fermate da diademi scenografici che fanno da pendant, nei colori, con l’Hwarot, l’abito mutuato dal costume tradizionale del paese che indossano per dire sì. Anche se è in aumento la voglia di rifarsi allo site più marcatamente occidentale. “Il trend coreano è quello di cercare il nuovo anche nel momento del matrimonio: così se la tradizione viene mantenuta all’inizio della cerimonia, sempre più spose si cambiano per il ricevimento indossando abiti colorati. Il Made-in-Italy – già molto amato e noto in Corea svilupperebbe un potenziale ancora più grande se offrisse design ancor più moderni e originali” commenta la buyer di My Daughter’s Wedding di Seul.
La commistione tra tradizione e modernità è facilmente ravvisabile nel caftano, simbolo della cultura femminile marocchina e capo nuziale per antonomasia: realizzato in tessuti pregiati, finemente ricamato e ornato di gioielli, il caftano viene declinato fino a 7 modelli diversi – pari al numero dei giorni di celebrazione del matrimonio -, tutti estremamente sfarzosi e che, negli ultimi anni, sono diventati il canovaccio preferito dagli stilisti occidentali. Questo tipo di contaminazione tra tradizione e globalizzazione è molto sentita nel resto dell’Africa in cui, a fianco di una tendenza più occidentale, permane una forte attenzione a singoli dettagli che richiamano le radici culturali del popolo e la loro religione, come l’abitudine di coprire la testa traslata dall’islamismo delle spose somale o l’abbinamento cromatico tra la coppia di sposi in Eritrea.
Del resto la ricchezza e il valore delle singole culture e come si esprime anche e soprattutto nel giorno delle nozze, si evince facilmente dagli Stati Uniti. Il territorio americano è la patria riconosciuta di un tipo di matrimonio di estrazione per così dire “cinematografica” con il suo corredo di abiti scenografici e una cornice curata nei minimi dettagli. “Qui in Florida piace molto l’abito da favola per un fairy tale wedding caratterizzato da ampie gonne e corpini ricchi di applicazioni di brillanti” rivela Jessica Vargas di Solutions Bridal.
Ma accanto a questa anima, convivono singole realtà che vanno dalle tradizioni millenarie della popolazione Amish, nate all’insegna della semplicità più assoluta con spose che si cuciono da sole l’abito (rigorosamente blu e senza velo) a quelle in cui il rigore religioso lascia spazio a una celebrazione all’insegna dell’allegria, come quella della zona di New Orleans.
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