Le app per incontri sono una delle scoperte che hanno cambiato l’ultimo decennio. Prima di Tinder, OkCupid, Happn o Once, i siti specializzati erano visti più come una sorta di ultima spiaggia per gli scapoli incalliti piuttosto che un vero e proprio mezzo per conoscere la tua anima gemella, lasciando più spazio agli speed date di persona o alle chat online come Badoo il compito di farci rimorchiare. Poi sono arrivati gli smartphone e i social network che hanno cambiato le regole del gioco e hanno reso più appetibili le app dedicate al dating: con il tuo telefono puoi scegliere la partner che ti piace mentre viaggi in metro, chattare al volo nel tragitto verso casa e incontrarsi la sera stessa. Se poi vuoi essere più sicuro della persona con cui stai parlando, puoi sempre cercarla su Facebook o su Instagram e dare uno sguardo al suo profilo per conoscerla meglio. Un mix vincente che ha fatto esplodere il settore con l’arrivo di decine di app, ma è stata soprattutto Tinder a raggiungere un successo planetario grazie a 50 milioni di utenti e a più di 30 miliardi di accoppiamenti effettuati in tutto il mondo. Un risultato che ha spinto psicologi e sociologi a pronosticare l’inizio dell’era del rimorchio digitale destinata a soppiantare del tutto le conoscenze casuali di persona, le presentazioni degli amici e così via. Ma, a dieci anni di distanza dall’arrivo di queste app per incontri, possiamo davvero eleggerle a strumento universale per conoscere la ragazza giusta e costruire una relazione?
Tinder, gli incontri e il sesso
Secondo gli ultimi studi no, anzi, sarebbero ben pochi gli utenti ad aver conosciuto una partner interessata ad una relazione di lungo termine. Stando ad una ricerca della Norwegian University of Science and Technology condotta su 269 studenti universitari norvegesi, il 50% dei partecipanti ha raccontato di avere incontrato un altro utente nella realtà e solo uno su quattro era interessato a un corteggiamento concreto. Ma anche se si guarda al sesso occasionale le percentuali non brillano: l’80% degli utenti non ha mai fatto sesso grazie a Tinder, il 13% ha avuto solo un partner mentre solo il 7% degli utilizzatori è riuscito ad avere più di due incontri andati a buon fine. «Tinder non sembra il mezzo più efficiente per incontrare un partner a lungo termine. Ma non è nemmeno «l’app del sesso di cui tutti parlano, visto che questo fenomeno ha interessato soltanto una piccola minoranza di utenti», ha dichiarato Trond Vikko Grøntvedt, capo del gruppo di ricerca al New Scientist.
Perché le app di dating non funzionano
La soluzione al problema potrebbe essere lo slow dating. Lo scenario attuale delle app di dating «mordi e fuggi», si sa, è nella maggior parte dei casi una frustrante perdita di tempo: una sfilza di profili, come in un catalogo, e solo una manciata di secondi per decidere se fare like o swipe, ossia per accettare o bocciare per sempre una possibile conoscenza. Secondo un altro studio della University of North Texas, le app di dating che si basano sul meccanismo sfrenato dello swipe rendono le persone più insicure, arrivando a falsare l’immagine che hanno di se stesse. Spesso diventa inoltre difficile distinguere tra chi è in cerca di una relazione seria e chi la vive come un passatempo. «Con un approccio slow, si crea una maggiore consapevolezza da ambo le parti e l’autostima ne trae rinforzo», commenta Ilaria Merici, psicologa e psicoterapeuta dello Studio Porta Nuova di Milano. «Inconsciamente sappiamo che ogni like ricevuto non è dettato dalla fretta o dalla casualità, ma da un reale interesse che scaturisce dal tempo dedicato a farsi attrarre sia da un volto che da una storia».
Un match al giorno
In presenza di un numero molto elevato di opzioni, il cervello umano fa più fatica a decidere in modo consapevole. Per questo l’idea di poter avere un solo match al giorno potrebbe aiutarci a scegliere meglio e a farci concentrare di più sulla persona che ci viene proposta. Una delle prime app di dating a proporre uno scenario di questo tipo è Once, che ha deciso di mettere a disposizione degli utenti un solo accoppiamento al giorno, provando a dare più spazio al corteggiamento e alla conoscenza del partner. «Il concetto di slow dating nasce proprio per opporsi a questa trappola psicologica: l’idea di proporre un solo match al giorno non solo riduce il livello di frustrazione per un eventuale rifiuto, ma permette di far venir meno anche tutte le ansie prestazionali legate alla ricompensa pseudocasuale» dichiara Clémentine Lalande, amministratrice delegata di Once.
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